Nel 1960 Umberto viene richiamato in Australia dalla sorella e dal cognato che gli garantiscono varie possibilità di occupazione e benessere. Dopo la visita medica a Trieste e ventotto giorni di navigazione, Umberto raggiunge Sydney. Qui cambia tre lavori: qualche mese nelle fognature, altri sei mesi nel bosco e infine in una centrale elettrica. Ricorda i duri ritmi di lavoro e l’orario massacrante che lo porta a sostenere turni di dodici ore al giorno e a lavorare anche la notte di Natale. Umberto lamenta poi il clima, un caldo umido che costringe a fare due docce al giorno. Sottolinea la differenza fra il lavoratore australiano e quello italiano: il primo fa le sue ore senza grandi straordinari, mentre il secondo lavora sodo ed è per questo che è ben visto. Racconta dei momenti liberi e di svago durante i quali è solito trovarsi con i compaesani e andare a Sydney a divertirsi. Umberto si sposa, costruisce tre case, va a caccia e a pesca, decide di ritornare nella sua terra d’origine, il Trentino e lascia due figli in Australia. Nonostante l’esperienza in Australia sia stata positiva, rimarca spesso il fatto che in Italia si sta meglio.