Germania

Europa

 

Con il Congresso di Vienna (1814) al centro dell'Europa venne creata la Confederazione germanica, una libera associazione di Stati sovrani formata da 38 regni. Tra il 1862 e il 1871 il Primo ministro prussiano Otto von Bismarck, attraverso tre conflitti bellici, realizzò l'unificazione di una parte degli Stati della Confederazione in modo da aumentare il potere della Prussia a discapito del confinante Impero austro-ungarico. Nel 1871 Guglielmo I venne incoronato imperatore di Germania e Bismarck nominato cancelliere, carica che mantenne fino 1890. I cancellieri che gli succedettero avviarono la Germania a diventare una potenza mondiale economica, industriale e coloniale. Durante la Prima guerra mondiale l'Impero tedesco fu alleato con l'Impero austro-ungarico.

Al termine del conflitto la conferenza di pace di Versailles (1919) riconobbe alla Germania la responsabilità della guerra e le impose pesanti sanzioni. Le riparazioni di guerra causarono in Germania inflazione, disoccupazione e instabilità politica. La crisi che ne conseguì favorì l'ascesa al potere del Partito nazionalsocialista guidato da Adolf Hitler. I movimenti di destra riscossero nuovo consenso in seguito alla crisi economica mondiale del 1929 e il partito di Hitler ottenne un'importante legittimazione nelle elezioni del 1930. Nel 1932, con 230 deputati, si impose infine come il partito di maggioranza. Il 30 gennaio 1933 Hitler divenne cancelliere. In pochi mesi i nazisti riuscirono ad organizzare una dittatura con l'introduzione di leggi eccezionali che annullavano la costituzione. La dittatura assoluta si fece in breve tempo sempre più repressiva, violenta e pervasiva. Nel 1935 la persecuzione degli ebrei divenne una delle basi della dittatura e iniziò il pesante riarmo del Paese. L'invasione della Polonia nel 1939 segnò l'inizio della Seconda guerra mondiale.

Al termine della guerra, nel 1945, la Germania sconfitta venne posta sotto l'amministrazione delle potenze alleate (Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Unione Sovietica) e nel 1949 venne definita l'esistenza di due Stati tedeschi: la Repubblica Federale di Germania (BRD) ad ovest e la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) ad est. Il controllo del territorio tedesco fu uno dei campi in cui si riversarono le tensioni internazionali del periodo della guerra fredda. Nel 1961 con la costruzione del muro di Berlino le due entità tedesche vennero nettamente isolate e divennero il simbolo di due opposte visioni del mondo. La riunificazione si ebbe solo nel 1989 quando il muro venne abbattuto. Nel dicembre 1990 si tennero le prime elezioni nella Germania unita e nel 1991 fu ristabilita la capitale unica a Berlino.

Il grande flusso di migranti dall'Italia alla Germania si colloca a cavallo tra XIX e XX secolo, nel momento in cui la Germania cominciò ad imporsi come potenza industriale. Nel periodo antecedente la Prima guerra mondiale furono circa 175.000 gli italiani occupati nella costruzione delle ferrovie, nell'industria, nelle miniere e nell'edilizia. Secondo un censimento del 1906 la metà degli impiegati nel settore minerario era costituita da italiani. Con la Prima guerra mondiale l'immigrazione cessò per riprendere solo con l'ascesa al potere di Hitler nel 1933. Tra il 1938 e il 1943 il fenomeno migratorio assunse proporzioni impressionanti. Gli accordi economici sottoscritti tra Mussolini e Hitler portarono mezzo milione di italiani a lavorare nell'industria bellica tedesca e nel comparto agricolo. Nel secondo dopoguerra la costituzione del Mercato europeo comune (1957) rese più semplice e conveniente l'emigrazione per lavoro verso la Germania. La costruzione del muro di Berlino (1961) con il conseguente blocco degli arrivi da est favorì ulteriormente l'immigrazione degli italiani.

Per quel che riguarda la storia dell'emigrazione trentina bisogna ricordare che fino al 1918 il Trentino faceva parte dell'Impero austro-ungarico. Fino a quella data quindi i flussi che lo coinvolsero non sono registrati nel contesto dell'emigrazione italiana. Movimenti migratori dalle valli trentine verso i territori tedeschi sono attestati già a partire dal XVI secolo per quel che riguarda alcune professioni itineranti o stagionali. Era il caso dei muratori della valle di Sole, delle compagnie di suonatori della valle di Fassa, dei merciai ambulanti della Valsugana, i kromeri, degli arrotini della val Rendena e dei segantini. I venditori ambulanti del Tesino (i cosiddetti perteganti) si spinsero in tutta Europa per commerciare la pietra focaia prodotta sull'altopiano ed in seguito si specializzarono nel commercio di libri e stampe. Tra il 1750 e il 1830 molti di questi perteganti aprirono negozi stabili in diversi Paesi, tra cui la Germania, specializzandosi anche nella vendita di strumenti ottici. Vi sono notizie anche di una corrente emigratoria femminile che fino all'inizio del Novecento portò giovani donne trentine in Germania come domestiche. A partire dal 1870 l'entità del flusso migratorio si fece considerevole nel momento in cui la Germania si imponeva come lo Stato più industrializzato dell'Europa continentale. Dal Trentino partivano gli aisempòneri (dal tedesco Eisenbahn e cioè i lavoratori impiegati nei cantieri delle grandi infrastrutture) e gli operai (uomini e donne) per le fabbriche tessili del Württenberg. All'inizio del XX secolo la Germania era la terza destinazione favorita dai trentini, dopo Austria e Stati Uniti d'America. Nel 1911 vennero conteggiati 1.970 trentini che si recarono per lavoro in Germania.

Con la Prima guerra mondiale il flusso migratorio verso la Germania si interruppe. L'immigrazione dal Trentino, annesso all'Italia con la fine della guerra, riprese con lentezza: nel 1921 sono segnalate una trentina di famiglie in Westfalia e a metà degli anni Trenta gli immigrati trentini erano ancora solo circa 600. La situazione cambiò con la firma degli accordi economici tra Hitler e Mussolini che regolavano il flusso degli emigranti dall'Italia coinvolgendo in modo particolare i lavoratori dell'Italia settentrionale. I trentini furono impiegati soprattutto nelle campagne, alcuni vennero assunti come ferrovieri o carpentieri e le donne come domestiche. Si trattò soprattutto di espatri stagionali che coinvolsero, tra il 1938 e il 1943, circa 2.000 lavoratori trentini all'anno. A partire dal 1943 l'emigrazione dei trentini verso la Germania cessò fino alla metà degli anni Cinquanta. I dati statistici (piuttosto incompleti) quantificano il fenomeno in un massimo di 10.000 emigrati dal Trentino tra il 1955 e il 1975. Il flusso fu però certamente più consistente perché è noto come moltissimi lavoratori emigrarono con un visto turistico e rimasero poi in Germania a lavorare in clandestinità.

Un caso particolare di emigrazione fu quella delle cosiddette “opzioni” che coinvolsero i sudtirolesi ed in misura molto minore i trentini. Con l'annessione del Trentino-Alto Adige al Regno d'Italia e la definizione del confine al Brennero, i cittadini di lingua tedesca vennero sottoposti ad una certa sorveglianza ma fu solo con l'ascesa al potere del fascismo e la fine dello Stato parlamentare che venne messo in atto un vero e proprio processo di italianizzazione dell'Alto Adige. Con l'ascesa al potere di Hitler nel 1933 lo scopo del governo fascista divenne il raggiungimento della maggioranza numerica italiana in tutta la regione Trentino-Alto Adige. Lo strumento individuato fu il trasferimento di cittadini dall'Italia al Südtirol per aumentare la componente di popolazione italiana e la repressione di ogni espressione culturale tedesca. Le simpatie dei sudtirolesi di lingua tedesca si rivolsero quindi alla Germania che venne assunta come patria ideale dal momento che l'Impero austro-ungarico aveva cessato di esistere. Le due dittature, italiana e tedesca, il 23 giugno 1939 formularono un accordo per trasferire in Germania tutti i sudtirolesi di lingua tedesca. L'opzione fu resa possibile per i sudtirolesi residenti nell'attuale provincia di Bolzano ma una normativa speciale venne concordata per mocheni (abitanti della valle dei Mocheni), per i cimbri, gli abitanti di Luserna, e per i ladini della val di Fassa. L'opzione per la Germania obbligava al trasferimento entro i confini del Terzo Reich. Nel gennaio del 1940 venne reso noto che il 69,4% degli aventi diritto aveva optato per la Germania. Poterono optare anche gli italiani che dal Trentino si erano trasferiti in Südtirol in tempi relativamente recenti. La maggioranza di questi scelsero di emigrare verso quelle che erano state da sempre le mete tradizionali dei trentini: le regioni dell'Austria, primo fra tutti il Vorarlberg.


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