Luigi e Giuseppina emigrano verso il Cile ognuno con la propria famiglia tra il 1951 e il 1952. In Trentino c’era molta povertà e disoccupazione. All’arrivo in Cile agli immigrati vengono assegnate delle porzioni di terra da coltivare. La campagna si rivela quasi sempre inadatta, troppo arida oppure troppo rocciosa. Sia Luigi che Giuseppina, così come i loro fratelli, si impiegano per contribuire alle entrate della famiglia. Luigi trascorre un periodo a Peñuelas come calzolaio per gli alunni del seminario dei padri barnabiti. Giuseppina invece lavora come domestica presso alcune famiglie a Rinconada. Luigi continua la professione di calzolaio a Santiago finché riesce ad aprire una sua ditta di produzione di scarponi per i minatori a La Serena.