Simeoni Giovanni

Giovanni ricorda gli anni giovanili in Trentino, trascorsi a lavorare nei campi della sua famiglia ma anche presso alcuni contadini nella Valle dell’Adige. Si sofferma sulla scelta di emigrare, riconducibile sostanzialmente all’assenza di lavoro in tutta la regione. Arriva così, dopo un viaggio in treno, in Lorena (Francia): nonostante la paura iniziale, lavora in miniera. Giovanni descrive i vari tipi di lavoro che si fanno in miniera, i ritmi di lavoro (il famoso 3×8, ossia tre turni che coprono le otto ore), i differenti guadagni che spettano a chi lavora sotto terra e a chi invece lavora in superficie e accenna anche al pericolo di lavorare in miniera. A fine intervista riporta infatti un incidente e il numero dei morti in un anno nella sua mina. Si sofferma sulle gallerie della miniera alle quali, dice, viene dato ognuna un nome particolare come la Rossa, la Bionda o la Grigia. Ricorda poi il suo matrimonio, le abitazioni in cui ha vissuto e la propria integrazione.