La Colombia ottenne l'indipendenza dalla Spagna nel 1819 al termine di una guerra durata nove anni tra l'esercito spagnolo e quello colombiano-venezuelano guidato da Simòn Bolìvar. Venne creata una repubblica che, oltre ai territori dell'attuale Colombia, comprendeva quelli dell'Ecuador, del Panamá e del Venezuela. La cosiddetta Grande Colombia si disgregò non molti anni dopo; nel 1830, infatti, Ecuador e Venezuela proclamarono la propria indipendenza. Il Panamá si staccò invece solo nel 1903 grazie all'appoggio degli Stati Uniti.
Per tutto il XIX secolo furono pochi gli europei e gli italiani presenti in Colombia. Si trattava infatti di un paese dalle scarse attrattive per gli emigranti e che presentava molti elementi critici: comunicazioni con l'Europa saltuarie, clima equatoriale, diffusione della malaria, mancanza di un sistema di strade (i collegamenti interni erano infatti quasi esclusivamente fluviali) e instabilità politica. La Colombia non aveva inoltre alcun programma di facilitazione per l'immigrazione. Nei confronti degli italiani in particolare, sussisteva un pregiudizio negativo dovuto alla crisi diplomatica causata dall'imprenditore italiano Ernesto Cerruti nel 1885. I governi italiano e colombiano risolsero il contenzioso nel 1899 ma questo causò il permanere di rancori verso gli italiani.
Questa diffidenza si rivolgeva ai lavoratori delle classi popolari mentre non venne messo in discussione l'apporto delle élite. Furono infatti numerosi gli architetti e gli artisti italiani che contribuirono allo sviluppo delle città costiere. Si può dire che quella italiana fu un'immigrazione caratterizzata dalla qualità piuttosto che dalla quantità.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo si assistette allo sviluppo sorprendente della città di Barranquilla. A metà dell'Ottocento, quello che fino a poco tempo prima era un insignificante villaggio alla foce del fiume Magdalena, diventò il più importante centro commerciale del paese nonché il maggiore porto marittimo e fluviale. La città si aprì in certa misura agli emigranti che cominciarono ad arrivare da tutta Europa, in particolare dall'Olanda, dalla Germania e poi dall'Italia (soprattutto da Liguria, Toscana e Calabria). L'apporto degli immigrati risultò fondamentale per lo sviluppo di questo centro urbano che ad oggi è il più dinamico e cosmopolita del paese.
Nel censimento del 1927 sono registrati meno di 500 italiani nel distretto di Barranquilla. Se il numero può sembrare poco incisivo, la percezione cambia quando si considerano le professioni svolte. Nella maggioranza dei casi si trattava di commercianti e artigiani che gestivano attività di successo ed avevano un ruolo determinante nella crescita economica della città. Basti pensare al calzaturificio del calabrese Biagio Barletta che nel 1929 dava lavoro a 140 operai ed era l'industria più importante della città. Un altro settore in cui gli italiani si inserirono con successo fu, a partire dagli anni '20, la coltivazione e il commercio delle banane.
Un polo di attrazione di particolare importanza fu il cantiere del Canale di Panama (territorio della Colombia solo fino al 1903) che costruisce un caso a sé rispetto alla situazione generale del paese. In quest'area venne a crearsi una comunità di operai italiani con caratteristiche diverse rispetto a quella sparsa per il resto della Colombia. Per quel che riguarda l'emigrazione dei trentini va tenuto presente che fino al 1918 essi erano cittadini dell'Impero austro-ungarico pertanto fino a quella data risultano esclusi dai dati statistici relativi all'Italia. Le tracce documentarie confermano l'esistenza di un'emigrazione dal Trentino costituita da esperienze isolate e diluite nel tempo. È ad esempio documentata l'attività già nel 1884 di un'impresa per il reclutamento di operai per il cantiere del Canale. Pare che l'offerta fosse stata accolta positivamente anche grazie alle vantaggiose condizioni contrattuali: era infatti assicurato il viaggio gratuito e una paga molto buona (certo per compensare almeno in parte le durissime condizioni di lavoro che causarono non pochi decessi fra gli operai). Altro materiale pubblicitario che invitava ad impiegarsi nel cantiere del Canale (e pubblicizzava i salari elevati) è riscontrato in Trentino nel 1888. Sono registrati nominativi di emigrati che partirono a metà degli anni '20 ma anche negli anni '50 e negli anni '70. Si tratta in ogni caso di esperienze isolate e specifiche che non rispondono a logiche collettive.
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